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Novembre 1820. Dopo aver faticosamente doppiato Capo Horn, la baleniera Essex si spinge al largo del Pacifico verso rotte inesplorate. D'un tratto, la vedetta annuncia la vista di un branco di balene. Il capitano Pollard fa calare le lance, comincia l'inseguimento. Un gigantesco capodoglio passa sorprendentemente al contrattacco, ribalta una delle lance e si scaglia una prima volta sulla baleniera. Poi, un altro colpo, e la nave cola a picco. È l'inizio di una terribile odissea, 78 giorni nelle acque dell'oceano, segnati da fame, disidratazione, follia, cannibalismo, attacchi da parte di squali e di un'altra balena. Il resoconto di uno degli otto superstiti, Owen Chase, sconvolse il pubblico ottocentesco, e forse più di tutti Herman Melville, che ne trasse ispirazione per Moby Dick, la storia della Pequod, anch'essa salpata come l'Essex dal porto di Nantucket. Per narrare questa straordinaria e terribile epopea, Nathaniel Philbrick, storico della marineria e direttore dell'Egan Institute for Maritime Studies, non ha utilizzato come fonte solo il diario di Chase, ma ha riportato alla luce altre testimonianze inedite e soprattutto ha ricostruito un intero mondo, vitale, avventuroso e affascinante: la cittadina di Nantucket, con la sua élite quacchera e i marinai di colore, lo sviluppo di nuove tecnologie e gli ambiziosi progetti imprenditoriali, la vita dei balenieri, le abitudini delle loro prede...